Chi non ha mai posseduto una pen drive? …magari ne ha una in giro per casa.. magari nei cassetti… o attaccata la portachiavi. Con la massiccia diffusione dovuta al basso costo le memorie flash hanno letteralmente invaso il mercato popolando i circuitio di innumerevoli periferiche di uso quotidiano. Oggi ne vengono prodotte di tutte le capacità e soprattutto di ogni forma e colore immaginabile: dalla comune chiavetta, al pupazzetto, alla macchinina fino ad arrivare al sushi! …il limite è solo la fantasia.

Ne abbiamo viste nelle forme e colori più incredibili ma pochi sanno cosa c’è al loro interno. Dal punto di vista elettronico una chiavetta USB è basata su un circuito relativamente semplice che ospità però componenti piuttosto complessi.

Come dicevamo il cuore di una pen drive è appunto il chip di memoria. Un particolare chip di tipo Nand che ha la funzione di conservare la “memoria” di ciò che viene salvato nella pen drive sotto forma di microscopiche cariche elettriche.

L’altro componente fondamentale per il funzionamento di una pen drive è il controller. Questo particolare chip ha il compito di gestire la distribuzione dei dati all’interno del chip di memoria, rendendo le operazioni di lettura e scrittura più veloci possibile e garantendo una durata del chip più lunga possibile. Queste operazioni vengono eseguite secondo i paramentri di un algoritmo specifico imposto in fase di produzione.

Nelle operazioni di recupero dati da pen drive, quando la riparazione non è possibile, si provvede alla mappatura del chip di memoria e alla ricostruzione dei dati riproducendo appunto l’agoritmo del controller.

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