La continua ricerca volta alla riduzione dei costi produttivi e della miniaturizzazione sforna continue innovazioni tecnologiche. Una delle soluzioni hardware ormai  in larga diffusione è il cosiddetto “monolite” che equipaggia già numerosi modelli di pen drive. Come anche i meno esperti del settore possono immaginare una comune pen drive racchiude al suo interno un circuito stampato in vetronite sul quale sono saldati il connettore USB e i vari componenti tra cui il controller e il chip di memoria. Questo tipo di concetto sembra volgere al termine per lasciare spazio a questa nuova soluzione. Nll’immagine di sinistra è possibile vedere come una comune pen drive contenga al suo interno un circuito standard, mentre la più piccola pen drive di destra è costituita esclusivamente da un piccolo mattoncino nero dal quale fuoriescono solo i contatti per la porta usb.Quando c’è la necessità di recuperare dati da una pen drive monolitica (o con hardware monolitico) quasi tutte le aziende che si occupano di recupero dati semplicemente rispondono che è impossibile. Non essendo possibile operare sui componenti e quindi nemmeno sul chip di memoria rendono ogni tipo di intervento standard inadeguato e quindi inefficace.

In realtà all’interno della fusione del polimero protettivo che costituisce il corpo del monolite sono racchiusi tutti i componenti standard nelle loro parti essenziali privi però delle loro capsule. In caso di guasto di uno o più di essi, quindi ove si renda necessario il recupero dei file contenuti in una pen drive con questo standard è necessario raggiungere il chip di memoria individuando i pin di contatto all’interno della fusione del polimero protettivo.

Si tratta di un’operzione molto delicata che richiede prima uno speciale processo volto a liberare dal materiale protettivo i contatti necessari per poter comunicare con il chip di memoria e successivamente il commegamento ad una speciale interfaccia che ci permette di mapparne il contenuto.

Questo tipo di hardware monolitico tipicamente presente nelle pen drive micro (quelle di più ridotte dimensioni) viene fabbricato in centinaia di varianti con standard e specifiche elettroniche anche molto diverse l’una dall’altra, ciò rende purtroppo impossibile un approccio standard o una metodologia di recupero univoca. La ricerca svolta finora ci ha condotto tuttavia allo sviluppo di tecniche specifiche che durante la sperimentazione hanno dato ottimi risultati in una casistica già piuttosto ampia ed in continua crescita. Siamo quindi già da ora in grado di operare su una variante piuttosto ampia di queste.

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